L’area archeologica, scavata nel 1974, ha restituito il complesso più interessante della necropoli ellenistico-romana di Lilibeo per la monumentalità e la varietà architettonica delle tombe.
Le sepolture, fittamente stratificate, ricoprono un arco cronologico che va compreso tra la seconda metà del III sec. a.C. e il II sec. d.C.
Il rito funerario prevalente era la cremazione, ma sono presenti anche inumazioni entro fossa o cassa litica (III-II sec. a.C.). Di solito la cremazione veniva effettuata all’interno della tomba (sepoltura a kausis) che poi veniva chiusa con un piccolo monumento funerario (epitymbion). La maggior parte di questi monumenti era a forma di basamenti a gradini, realizzati con blocchi di calcarenite ben squadrati rivestiti da un fine strato di intonaco bianco, sui quali probabilmente in origine venivano posti i segnacoli (cippi o stele).
I monumenti funerari posti a N sono allineati secondo il medesimo orientamento, forse per la presenza di un antico asse viario, la Via Valeria, il cui tracciato doveva ricalcare approssimativamente quello dell’attuale via del Fante. Nella parte meridionale dell’area sono stati rinvenuti tre grandi basamenti per sepolture monumentali. La piattaforma più grande era la base di un vero e proprio mausoleo, probabilmente dedicato ad un personaggio di alto rango della società lilibetana del tempo, costituito da una tholos di ordine corinzio-italico elevata su un podio cubico (II sec. a.C.). Pianta ed elevato del monumento sono stati ricostruiti sulla base dei frammenti architettonici rinvenuti sulla piattaforma, quale il grande rosone con petali a rilievo che costituiva la chiave di volta della copertura troncoconica della tholos, esposto, insieme ad altri significativi elementi architettonici, nel Museo archeologico “Baglio Anselmi”.